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Conto corrente cointestato, cosa accade se uno dei due coniugi muore? Come non correre rischi

Una domanda frequente riguarda cosa accade al conto quando uno dei titolari muore, un tema che richiede chiarimenti sia sotto il profiloIl funzionamento del conto corrente cointestato e le tipologie di firma (www.allhotel.it)

Il conto corrente cointestato rappresenta una soluzione pratica e diffusa per la gestione condivisa delle finanze tra due o più persone.

Una domanda frequente riguarda cosa accade al conto quando uno dei titolari muore, un tema che richiede chiarimenti sia sotto il profilo operativo che legale. Alla luce delle normative vigenti e degli aggiornamenti recenti, approfondiamo la gestione e le implicazioni di questa situazione.

Quando si apre un conto corrente cointestato, è fondamentale scegliere la modalità di firma, che può essere disgiunta o congiunta. Nel primo caso, ogni titolare può operare autonomamente, effettuando versamenti, prelievi o bonifici senza necessità di consenso degli altri. Questa opzione è particolarmente apprezzata da coppie o conviventi che desiderano flessibilità nella gestione finanziaria.

Nel secondo caso, quello della firma congiunta, ogni operazione necessita della controfirma di tutti i titolari, garantendo un controllo più rigoroso ma limitando la libertà di azione individuale. Questo modello è indicato per situazioni dove è prioritario mantenere una gestione condivisa e trasparente, come in contesti familiari complessi o partnership commerciali.

Cosa accade in caso di decesso di un cointestatario

La morte di uno dei titolari modifica sostanzialmente la gestione del conto. Nel caso di firma disgiunta, la quota relativa al defunto è bloccata in attesa dell’espletamento delle pratiche di successione, mentre gli altri cointestatari possono continuare a operare sulle loro quote. Tuttavia, questa operatività è limitata alla parte di conto non appartenente al defunto, che viene considerata patrimonio ereditario.

Per i conti a firma congiunta, invece, la morte di un intestatario comporta il blocco totale del conto. Nessuna operazione può essere effettuata fino a quando la banca non autorizza lo sblocco dopo l’apertura del testamento e la chiusura delle pratiche successorie. Questo blocco temporaneo serve a tutelare gli interessi degli eredi e a evitare operazioni non autorizzate sul patrimonio del defunto.

Gli eredi devono presentare alla banca la dichiarazione di successione entro un anno dal decesso, accompagnata dal pagamento dell’imposta di successione, che varia in base al grado di parentela e al valore ereditato. Per esempio, in linea retta, l’imposta scatta solo se il valore supera 1 milione di euro per ciascun erede, mentre tra fratelli la soglia è di 100.000 euro.

Dal punto di vista fiscale, ogni cointestatario deve dichiarare nella propria dichiarazione dei redditi la quota parte del conto

Aspetti fiscali e tutela dei depositi in conti cointestati (www.allhotel.it)

Dal punto di vista fiscale, ogni cointestatario deve dichiarare nella propria dichiarazione dei redditi la quota parte del conto, inclusi gli interessi maturati, in proporzione alla sua quota di proprietà. Questo aspetto è particolarmente importante per evitare sanzioni e per una corretta gestione fiscale dei risparmi condivisi.

Un argomento spesso trascurato è la protezione dei depositi in caso di fallimento della banca. In Italia, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) garantisce la copertura fino a 100.000 euro per depositante e per banca. Nel caso di conti cointestati, il saldo è suddiviso in parti uguali tra i titolari, e ciascuno è coperto fino a 100.000 euro. Ad esempio, se il conto ha un saldo di 230.000 euro cointestato tra due persone, il FITD garantisce fino a 200.000 euro complessivi, 100.000 per ciascun intestatario.

Il rimborso da parte del FITD avviene entro sette giorni lavorativi dalla dichiarazione di liquidazione coatta amministrativa della banca, senza costi per il correntista e senza necessità di alcuna richiesta formale.

Vantaggi, rischi e consigli pratici per la gestione del conto cointestato

Il conto corrente cointestato offre indubbi vantaggi, come la condivisione delle responsabilità finanziarie, la semplificazione della gestione delle spese comuni e l’accesso immediato ai fondi da parte di tutti i titolari. Si rivela ideale per nuclei familiari, coppie conviventi o soci che intendono centralizzare risorse e spese, riducendo i costi di gestione rispetto a conti separati.

Tuttavia, non mancano i rischi. La somma depositata si presume divisa in parti uguali, indipendentemente da chi abbia effettivamente versato il denaro, con possibili conflitti in caso di disaccordi o di separazioni. L’uso improprio del conto da parte di un titolare può comportare conseguenze economiche per tutti i cointestatari, e la gestione può complicarsi in caso di decesso di uno di essi, come visto.

Per chi decide di aprire un conto cointestato è dunque fondamentale valutare con attenzione la scelta tra firma disgiunta e congiunta, comprendere le implicazioni legali e fiscali e, in caso di dubbi, affidarsi a consulenti esperti o a professionisti del settore bancario.

Inoltre, la modifica della modalità di gestione (da firma congiunta a disgiunta o viceversa) richiede la chiusura del conto esistente e l’apertura di un nuovo rapporto, con nuova intestazione e nuovo IBAN.

Infine, è bene ricordare che la gestione di un conto cointestato può essere effettuata sia in filiale che tramite home banking, con le stesse operazioni di un conto tradizionale: versamenti, prelievi, bonifici, pagamenti con carte e consultazione di saldo ed estratto conto.

Il corretto utilizzo e la conoscenza delle regole che disciplinano il conto corrente cointestato sono essenziali per evitare rischi e garantire una gestione serena e trasparente delle finanze condivise.

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