Il successo di “Io sono Farah” non risiede solo nell’intensità del legame tra la coraggiosa Farah e il tormentato Tahir, ma anche nella capacità della regia di trasformare Istanbul in un personaggio vivo, pulsante e vibrante.
La città non è un semplice sfondo, ma diventa lo specchio dei sentimenti dei protagonisti: ora caotica e minacciosa nelle scene d’azione, ora malinconica e avvolgente nei momenti di intimità.
Il viaggio ideale sulle tracce della serie inizia tra i vicoli di Galata, uno dei quartieri più antichi della metropoli. Qui, l’imponente torre medievale svetta sopra i tetti, offrendo un punto di riferimento costante sia per i turisti che per i personaggi della fiction.
Camminare lungo la celebre via dei liutai, Galip Dede Caddesi, significa immergersi in quella stessa mescolanza di suoni e colori che Farah attraversa ogni giorno. È un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, con le sue botteghe artigiane che resistono alla modernità, riflettendo la lotta della protagonista per mantenere la propria integrità in un mondo difficile.
Tutto su Istanbul e i luoghi di Io sono Farah
Scendendo verso il mare, ci si ritrova immersi nell’energia trasformativa di Karaköy. Un tempo fulcro del commercio marittimo dell’Impero Ottomano, oggi questo quartiere è il cuore pulsante della Istanbul più trendy.

Istanbul da sogno: i luoghi mozzafiato di ‘Io sono Farah-allhotel.it
Nella serie, i contrasti di Karaköy sono evidenti: i vecchi magazzini industriali e le banche neoclassiche si alternano a gallerie d’arte moderna e caffè alla moda. Questa doppia anima rende il quartiere la cornice perfetta per le trame criminali della storia, dove il lusso e il degrado spesso convivono a pochi metri di distanza.
Ma è nel quartiere di Balat che si respira l’anima più autentica e umana della produzione. Con le sue iconiche case colorate e le stradine acciottolate che si inerpicano sulla collina, Balat rappresenta il senso di comunità e di accoglienza. È in questo scenario multiculturale che la serie mette in luce la vulnerabilità di Farah come rifugiata, ma anche la forza dei legami che nascono nei luoghi più inaspettati. Ogni angolo di questo quartiere, dai caffè bohémien ai panni stesi tra le facciate pastello, sembra raccontare una storia di resistenza e speranza.
Infine, l’elemento che unisce ogni scena è il Bosforo. Lo stretto che divide l’Europa dall’Asia appare costantemente all’orizzonte, con i suoi traghetti che solcano le acque e i ponti monumentali che si illuminano al crepuscolo. Per Farah e Tahir, il mare rappresenta spesso una via di fuga o un momento di riflessione, un confine liquido tra il passato doloroso e un futuro ancora tutto da scrivere. Visitare questi luoghi non significa solo scoprire le location di una serie TV, ma lasciarsi catturare dalla magia di una città che, proprio come la trama di “Io sono Farah”, non smette mai di sorprendere.
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