Perché il cashmere si infeltrisce e come lavarlo nel modo corretto, evitando errori comuni che rovinano le fibre delicate
Tirare fuori dall’armadio un maglione di cashmere e accorgersi che è diventato rigido, spento o visibilmente infeltrito è una situazione molto più diffusa di quanto si pensi. Succede soprattutto in inverno, quando questi capi vengono indossati spesso e finiscono nel bucato insieme ad altri indumenti, trattati come se fossero cotone o lana comune. Il problema è proprio qui. Il cashmere è una fibra animale estremamente delicata, sensibile al calore, allo stress meccanico e ai residui chimici dei detergenti. Non a caso, la maggior parte dei danni nasce in casa, durante lavaggi frettolosi o asciugature sbagliate. Capire cosa accade davvero alle fibre è il primo passo per non rovinare irrimediabilmente un capo costoso, già dal prossimo lavaggio.
Perché il cashmere si infeltrisce e cosa succede alle fibre durante il lavaggio
Il cashmere proviene dal sottopelo delle capre asiatiche ed è composto da fibre sottilissime, caratterizzate da una struttura a micro-scaglie sovrapposte. Quando queste scaglie vengono sottoposte a calore eccessivo, sfregamento o torsione, tendono ad aprirsi e a incastrarsi tra loro. È questo il meccanismo che porta all’infeltrimento, un processo fisico noto e purtroppo irreversibile.
L’acqua troppo calda accelera il fenomeno, ma non è l’unico fattore. Anche i movimenti energici, tipici di molte lavatrici, contribuiscono a stressare la fibra. A questo si aggiunge un errore molto comune: l’uso eccessivo di detersivo. I residui chimici irrigidiscono il filato, riducono l’elasticità naturale e rendono il tessuto meno capace di “respirare”. Il risultato è un capo che perde morbidezza già dopo pochi lavaggi.

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Un capitolo a parte riguarda la centrifuga. Anche impostata a basse temperature, una centrifuga troppo intensa crea una combinazione dannosa di compressione e movimento. Le fibre si serrano, l’aria interna scompare, il tessuto diventa più compatto. Spesso il maglione appare più corto, con maniche accorciate o spalle deformate. Non è un’impressione, è una reazione fisica del materiale. Lo sappiamo, la tentazione di risparmiare tempo è forte, eppure con il cashmere ogni scorciatoia si paga.
Anche l’asciugatura sbagliata gioca un ruolo decisivo. Appendere un maglione ancora bagnato significa sottoporlo a una trazione continua. L’acqua pesa, il tessuto cede, le spalle si allungano. Esporlo a termosifoni o fonti di calore diretto peggiora la situazione: il calore secco blocca le fibre in una posizione innaturale, lasciando il capo rigido già al primo utilizzo successivo.
Come lavare il cashmere senza rovinarlo: metodo corretto, asciugatura e conservazione
Il lavaggio a mano resta il metodo più affidabile per preservare il cashmere, soprattutto se il capo viene indossato spesso. Non servono gesti complicati, ma attenzione costante ai dettagli. L’acqua deve essere tiepida, mai calda, e il detergente va dosato con estrema parsimonia. I prodotti troppo profumati o aggressivi lasciano residui invisibili che, col tempo, compromettono la morbidezza del tessuto.
Il capo va immerso e lasciato in ammollo per pochi minuti, senza forzare. Le zone a contatto diretto con la pelle, come collo e polsini, possono essere trattate con movimenti lenti e controllati, evitando qualsiasi sfregamento diretto tra le parti del tessuto. È un passaggio che sembra banale, eppure fa la differenza.
Il risciacquo richiede pazienza. L’acqua va cambiata più volte finché non risulta limpida e il tessuto non presenta più quella sensazione scivolosa tipica del detersivo residuo. A questo punto arriva la fase in cui si rovinano più capi: l’eliminazione dell’acqua. Strizzare è un errore grave. Il metodo più sicuro prevede di appoggiare il maglione su un asciugamano pulito, arrotolarlo e premere delicatamente con le mani, permettendo al tessuto di perdere umidità senza stress.
L’asciugatura deve avvenire in piano, su una superficie asciutta, lontano da sole diretto e fonti di calore. Il capo va rimodellato manualmente, riportando maniche e bordi alla forma originale. È un gesto semplice, ma fondamentale per mantenere il maglione stabile nel tempo.
La lavatrice, se proprio necessaria, va usata con un approccio quasi tecnico: programma lana, temperatura massima 30 gradi, centrifuga minima o disattivata, e una retina protettiva. Anche così, il rischio non scompare del tutto.
Per la stiratura, meglio il vapore a distanza o una temperatura molto bassa con un panno interposto. In fase di conservazione, il cashmere andrebbe sempre piegato, mai appeso a lungo. Luoghi asciutti, lontani da luce e umidità, aiutano a preservare la struttura naturale della fibra. Non è eccesso di attenzione, è semplice consapevolezza di come funziona un materiale che reagisce subito agli errori, e li conserva a lungo.
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